Attraverso la sua dirompente fisicità e la sua forza interpretativa, Vincenzo Pirrotta racconta la vicenda amorosa che muove il capolavoro di Ariosto, la fuga della bella Angelica e la pazzia di Orlando. A cinquecento anni dalla prima pubblicazione, un invito alla riscoperta di un’opera meravigliosa. Basteranno pochi canti per immergersi nella poesia, perdersi nelle foreste e peregrinare sulle spiagge calcate dalla follia di Orlando, viaggiare per i monti con i paladini e volare sulla luna con Astolfo in groppa all’ippogrifo.
L’attore introdurrà alcuni canti con un breve monologo, per poi utilizzare i ritmi mediterranei alla base della sua ricerca, echi del cunto siciliano, della tammurriata e della tarantata, con il corpo che diventa strumento di tonalità diverse, come la tastiera di un organo.